L’ospedale di Attat è stato fondato nel 1969 dalle suore appartenenti alla congregazione internazionale MMS (Medical Mission Sister) – che tuttora lo gestisco, con il supporto di associazioni di volontariato, in particolare “Medici del Sudtirolo per il mondo”. Gradualmente si è ampliato pur mantenendo le caratteristiche di Ospedale rurale in quanto collocato in prossimità di numerosi villaggi ma a distanza dai centri abitati. Si trova a circa 7 ore di automobile da Addis Abeba, nella regione del Guraghe, all’interno della diocesi di Emdibir. E’ costituito da una chirurgia, una medicina, un’ostetricia/ginecologia ed una pediatria.
Il nostro progetto nasce con lo scopo di aumentare l’attenzione e la sensibilità dell’assistenza materno-infantile, ed è finalizzato a migliorare lo standard di cure al neonato a termine ed offrire opportunità di sopravvivenza ai neonati pretermine.
Nell’anno 2016 – a fronte di un numero di parti superiori a 3000/anno – non era ancora presente una sezione neonatale in cui fosse possibile accogliere separatamente daila pediatria i neonati con patologia in atto, pertanto si è ipotizzato di colmare questa carenza creando una Neonatal Unit con requisiti organizzativi di base e personale infermieristico dedicato.
Nel corso del 2016 alcuni pediatri del CCWW si sono alternati in continuità per circa 8 mesi, con turni mensili, inaugurando una piccola Neonatal Unit in grado di accogliere un massimo di 6 neonati con la loro mamma.
Nel 2017, grazie ad opere di ristrutturazione di tutta l’area ostetrico neonatale e delle sale operatorie, la Neonatal Unit è stata ampliata con possibilità di ricoverare fino a 12 neonati ed è stata fornita di attrezzature essenziali come infant warmer, concentratori di O2, aspiratori, lampade per fototerapia.
Nel corso dell’anno 2018 il nostro progetto è proseguito con l’intervento di pediatri che hanno svolto turni di 3-4 settimane a rotazione, ma non in continuità ed è stato caratterizzato dall’implementazione del percorso assistenziale, con applicazione di protocolli adeguati al contesto etiope, training del personale infermieristico al monitoraggio dei parametri vitali con saturimetri e ottimizzazione dell’ossigenoterapia e delle terapie infusionali in corso di distress respiratorio e/o prematurita.
Componente essenziale del progetto è statala formazione continua e sul campo del personale locale, in particolare le nurses, finalizzata al raggiungimento di maggiore autonomia
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All’inizio del 2019 il progetto continua con analoghe modalità ma in un’ottica di consolidamento delle procedure e modalità assistenziali neonati e con il contributo di infermieri professionali pediatrici che si sono affiancati ai pediatri
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Il bilancio dei primi 3 anni di attività è incoraggiante per quanto concerne la funzionalità con una media di 35 ricoveri al mese, di cui un 40% sono outborn. La patologia più frequente, con largo contributo di neonati provenienti dagli health centers o da casa, è la sepsi neonatale, seguita dalla prematurità e dall’asfissia perinatale. Come succede anche nelle nostre neonatologie, la maggior soddisfazione è comunque rappresentata dalla riconoscenza delle mamme dei bambini prematuri, che non sono certamente ELBW cioè di peso inferiore ai 1000 gr, ma sono quell’ampia fascia compresa fra i 1100 e 1500 gr, in cui il ruolo delle nurses è essenziale, in termini di organizzazione, norme igieniche, promozione dell’allattamento materno.
E comunque esistono le eccezioni che danno fiducia al nostro intervento ed all’impegno delle nurses, perchè proprio nel 2019 è sopravvissuta Lubaba, il cui peso alla nascita era di 800 gr.
Durante la Pandemia da Covid 19 – negli anni 2020-2021 – le nostre missioni hanno subito una temporanea sospensione, per poi riprendere nel 2022. Si tratta di 3-4 missioni annuali, della durata di circa 3 settimane, la cui finalità è proseguire la formazione sul campo e l’affiancamento alle nurses dedicate alla Neonatal Unit